Rimane un sogno l’equiparazione dei dirigenti scolastici alla dirigenza pubblica della stessa area: per recuperare parte del gap di 38mila euro annui, sono previsti nel disegno di legge n. 2960 aumenti netti mensili di soli 154 nel 2018, appena 186 nel 2019 e 431 euro dal 2020, a regime. Ma con il contratto si perderebbero comunque complessivamente nel quinquennio 2015/2020 almeno 42.159 euro lordi. Recupera tale somma con i ricorsi patrocinati da Udir. Per aderire vai al seguente link.

Marcello Pacifico (Udir-Confedir): La nuova quota finanziata è messa a disposizione dal Governo per la contrattazione attuale. Ma siccome il contratto è virtualmente sbloccato da settembre 2015, accordo nel quale sono confluite le posizioni di tutti i dirigenti della stessa area di cui si vuole raggiungere la perequazione, per lo studio legale dell'Udir deve essere versata proprio a partire da tale data l'intera differenza della mancata retribuzione di posizione parte fissa non assegnata per un totale nel quinquennio di 42.159 euro. In attesa di diventare rappresentativi in base alle deleghe che saranno registrate entro dicembre Udir, che aveva già presentato un emendamento in Senato per sanare la questione, dichiarato poi inammissibile, fin da adesso annuncia la volontà di ricorrere al giudice del lavoro non per ottenere la perequazione esterna della parte fissa della retribuzione di posizione che è in questo momento prevista nel disegno di legge, ma la corresponsione di tutti gli arretrati a far fede dallo sblocco del contratto in cui sono confluite tutte le aree della stessa dirigenza del ministero dell'istruzione e della ricerca.

 

La perequazione esterna del personale dirigente scolastico è lontana dal compiersi: per equiparare progressivamente la parte fissa della loro retribuzione di posizione con quella dei dirigenti di seconda fascia della stessa area afferente all'università e alla ricerca (che percepiscono 11.899,74 di media in più), il disegno di legge n. 2960 stanzia infatti per i 7.993 dirigenti scolastici - quantificati dal D.M. 486/17 - ‎ appena 34 milioni per il 2018, solo 41 milioni per il 2019 e 95 mln per il 2020, quando a regime entrambe le retribuzioni di posizione saranno omogenee.

Questi aumenti corrispondono a 4.253 euro per il 2018, poi 5.129 euro per il 2019 e 11.885 euro a partire dal 2020, ivi incluso il lordo Stato e il lordo dipendente. Si ricorda, infatti, che la quota lordo Stato attribuita ai dirigenti di seconda fascia è di 16.821,47 euro, pari a 1.293,96 euro mensili, mentre quella attualmente attribuita al ds è di 4.921,73 euro, pari a 378,59 euro mensili.

“La nuova quota finanziata – spiega Marcello Pacifico, presidente Udir e segretario organizzativo Confedir - è messa a disposizione dal Governo per la contrattazione attuale. Ma siccome il contratto è virtualmente sbloccato da settembre 2015, accordo nel quale sono confluite le posizioni di tutti i dirigenti della stessa area di cui si vuole raggiungere la perequazione, per lo studio legale dell'Udir deve essere versata proprio a partire da tale data l'intera differenza della mancata retribuzione di posizione parte fissa non assegnata per un totale nel quinquennio di 42.159 euro”.

La somma da assegnare in media ad ogni ds è presto fatta: 3.935 euro per il 2015, più 11.899 euro per l’anno successivo, 11.899 euro per il 2017, poi 7.642 euro per il 2018, altri 6.770 per il 2019 e infine 14 euro per il 2020. Sull'eventuale copertura finanziaria straordinaria, come indicato nella relazione tecnica al ddl 2960, nel caso di un maggior numero di dirigenti scolastici in servizio, scatterebbe la disponibilità di ulteriori 35 milioni di euro di cui all'art. 1, comma 86 della legge di riforma della scuola 107/15.

“In attesa di diventare rappresentativi in base alle deleghe che saranno registrate entro dicembre – continua Pacifico – Udir, che aveva già presentato un emendamento in Senato per sanare la questione, in particolare l’emendamento 53.1, dichiarato poi inammissibile, fin da adesso annuncia la volontà di ricorrere al giudice del lavoro non per ottenere la perequazione esterna della parte fissa della retribuzione di posizione che è in questo momento prevista nel disegno di legge, ma la corresponsione di tutti gli arretrati a far fede dallo sblocco del contratto in cui sono confluite tutte le aree della stessa dirigenza del ministero dell'istruzione e della ricerca”.

Anche di questo Udir parlerà ai seminari sulle “Tre Erre” della dirigenza di Perugia il 28 novembre,  Pisa il 30 novembre e Catania il 16 dicembre (invia la tua scheda di partecipazione). 

Per aderire al ricorso ‎vai al seguente link.

Qui di seguito, l’emendamento che avrebbe permesso di avviare l’equiparazione dei capi d’istituto con le altre aree della dirigenza e che ora costringe il sindacato a confluire tutte le sue forze in tribunale:

Il comma 1 dell’art. 53 originario che si chiede di modificare:

(Dirigenti scolastici)

 

1. In ragione delle competenze attribuite ai dirigenti scolastici, al fine della progressiva armonizzazione della retribuzione di posizione di parte fissa a quella prevista per le altre figure dirigenziali del comparto Istruzione e Ricerca, nel fondo da ripartire per l'attuazione dei contratti del personale delle amministrazioni statali, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, è istituita una apposita sezione con uno stanziamento di 37 milioni di euro per l'anno 2018, di 41 milioni di euro per l'anno 2019 e di 96 milioni di euro a decorrere dall'anno 2020, da destinare alla contrattazione collettiva nazionale in applicazione dell'articolo 48, comma 1, primo periodo, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Le risorse destinate alla contrattazione collettiva nazionale di lavoro in favore dei dirigenti scolastici sono altresì integrate con quelle previste dall'articolo 1, comma 86, della legge 13 luglio 2015, n. 107, da destinare prioritariamente all'intervento di cui al primo periodo.

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