«Chiederò di abrogare la legge che impone le impronte digitali all’ingresso per i presidi». È uno dei primi obiettivi dichiarati del nuovo ministro dell’Istruzione. Pacifico (Udir): «Voltiamo pagina, quel provvedimento è inutile e pesa sulle casse statali. Ma ci sono anche altre priorità»

 

No alle impronte digitali, si cambia direzione rispetto a quella che era un’assurdità, un provvedimento offensivo per la professionalità dei ds. Un’ottima dichiarazione di intenti da parte di Lorenzio Fioramonti, titolare del Miur nel nuovo governo guidato da Giuseppe Conte. Il quarantaduenne ministro pentastellato, oltre ad aver sottolineato come priorità a cui pensare «l’insicurezza di troppi edifici scolastici», intervistato dal quotidiano La Repubblica, ha dichiarato la sua totale contrarietà alla legge che impone le impronte digitali per i presidi. «Chiederò di abrogarla al secondo Consiglio dei ministri», ha dichiarato Fioramonti.

Una lunga battaglia

Udir, giovane sindacato dei dirigenti scolastici, plaude al nuovo corso, avendo combattuto a lungo l’introduzione di una legge, che inizialmente era un emendamento inserito nel ddl Concretrezza sui controlli biometrici dei dipendenti pubblici, e aveva tra i più convinti promotori l’ex ministro della P.A., la leghista Giulia Bongiorno. Il provvedimento, colmo di limiti evidenti, non teneva per nulla conto della peculiarità del lavoro dei presidi, tanto più quando svolgono le proprie attività su più sedi, o all’esterno dell’edificio, o nei rapporti con il territorio.

La linea di Udir

Udir plaude alla svolta annunciata dal neo ministro. Tanto più che il provvedimento in vigore era stato criticato dall’Aran, l’agenzia che agisce a tutela dell’amministrazione e bocciato dal Garante della Privacy, Antonello Soro. «La legge è inutile, costosa – sottolinea Marcello Pacifico, presidente nazionale Udir – e oltretutto, colpendo la loro sfera personale, fa passare i lavoratori del comparto Istruzione, a partire dai ds, come delinquenti. Colpire nel mucchio una categoria, in un comparto dove l’assenteismo non esiste, è soltanto offensivo. Con la scuola dell’autonomia, i dirigenti hanno anche visto triplicare gli incarichi e aumentare le competenze. I soldi che si risparmieranno potranno essere investiti meglio, magari per la formazione del personale o per la stabilizzazione dei precari».

Il commento del presidente Pacifico

Il leader del giovane sindacato dei dirigenti scolastici chiede anche un primo contatto formale col nuovo titolare del Miur. «Auspichiamo in tempi rapidi – conclude Pacifico – un incontro con Fioramonti, per sottoporgli altre criticità che bisogna affrontare, ad esempio relative ai compensi dei ds, per una reale equiparazione con la dirigenza pubblica, al taglio dei Fun al mancato sblocco della Ria, alla necessità di una mobilità straordinaria dei dirigenti su tutte le sedi vacanti, affidate in reggenza, agli adeguamenti alla norma anti-sismica per 27mila istituti scolastici».

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