Gli investimenti statali per la scuola sono ancora molto al di sotto delle media Ocse, gli abbandoni scolastici troppo al di sopra della soglia del 10%, gli stipendi del personale lontanissimi da quelli dei colleghi d’oltre frontiera. Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto Ocse Education at a Glance 2021, pubblicato in queste ore.

“Si tratta di numeri preoccupanti – dichiara Marcello Pacifico, presidente Udir – che ci confermano quanto gli investimenti in Italia siano al di sotto di quelli dei tanti Paesi che gravitano nell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Essere ancora tra coloro che spendono meno per l’Istruzione è una situazione di base, secondaria e universitaria, è una condizione che ci addolora. Significa che i Governi non sono in grado di sganciarsi dalla logica che associa la spesa per formare i propri cittadini come un costo e non come un investimento. A subire le conseguenze di questa inerzia finanziaria sono sicuramente gli studenti, le scuole e chi le dirige, costretto a mille acrobazie per realizzare anche l’impossibile: anche perché sono chiamati a gestire contesti, come quello dell’edilizia scolastica, di cui sono diretti responsabili senza avere a disposizione la gestione economica. Come dei ministri senza portafoglio, però pagati poco più degli impiegati”.

Lo studio internazionale parla chiaro: l'Italia si è collocata tra i dieci Paesi dell'OCSE ad aver speso la percentuale più bassa del PIL per gli istituti di istruzione da primaria a terziaria. Nel 2018 ha speso il 4,1% del PIL per gli istituti di istruzione da primaria a terziaria, cifra pari a 0,8 punti percentuali in meno rispetto alla media Ose: quella investita per l’Istruzione nel nostro Paese è una quota inferiore del PIL rispetto alla media OCSE a livello sia terziario che non terziario. Inoltre in Italia, la quota della spesa in conto capitale sulla spesa totale per gli istituti di istruzione è inferiore alla media OCSE ai livelli da primario a terziario.

L’Ocse ha rilevato, in particolare, che a livello primario, secondario e postsecondario non terziario, la quota in conto capitale rappresenta l'1 % della spesa totale per gli istituti di istruzione, pari a 7 punti percentuali sotto la media OCSE (8 %). A livello terziario, questa quota rappresenta il 9 %, cifra leggermente inferiore alla media dei Paesi OCSE pari all'11 %. Il dato del periodo di convivenza con il Covid è invece in controtendenza: in particolare, relativamente agli esercizi finanziari 2020 e 2021, l'Italia ha registrato un aumento di bilancio a favore dell'istruzione primaria e secondaria di primo grado. La speranza è che si sia voltata pagina una volta per tutte, anche se il gap da colmare rimane decisamente ampio.

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