Oggi, martedì 30 marzo, è stato sottoscritto il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale all’Aran, tra la pubblica amministrazione e le confederazioni sindacali

 

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Marcello Pacifico, segretario organizzativo Confedir e presidente nazionale Udir, è intervenuto all’Aran per sottoscrivere il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”. Come si legge dal Patto, “l’Italia del 2021 affronta la triplice emergenza sanitaria, economica e sociale indicata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la consapevolezza di non poter perdere l’opportunità straordinaria del Next Generation Eu e di dover perseguire, insieme alla modernizzazione del Paese, l’obiettivo cruciale della coesione sociale”.

Il confronto in sede Aran è stata l’occasione per definire linee di intervento sul lavoro agile (smart working) perché si eviti una iper regolamentazione legislativa e vi sia più spazio per la contrattazione di adattare alle esigenze delle diverse funzioni queste nuove forme di lavoro che, se ben organizzate, hanno consentito la continuità di importanti servizi pubblici anche durante la fase pandemica. L’organizzazione del lavoro, le nuove tecnologie, i percorsi di formazione continua dovranno definire una nuova Pubblica Amministrazione, a partire dalla valorizzazione delle persone e dal pieno perseguimento delle pari opportunità. La formazione continua dovrà avere valore per le persone e per l’Amministrazione. Per questo scopo bisognerà utilizzare i migliori percorsi formativi disponibili, adattivi alle persone, certificati. Ogni pubblico dipendente dovrà essere titolare di un diritto/dovere soggettivo alla formazione: sarà il diritto più importante a sentirsi protagonista del cambiamento che al contempo costituirà una valorizzazione dell’immagine sociale dello Stato e dei suoi lavoratori e lavoratrici e la contrattazione dovrà prevederne l’esigibilità.

Il Governo e le Confederazioni sindacali del pubblico impiego concordano sul fatto che i rinnovi contrattuali relativi al triennio 2019-2021 salvaguarderanno l’elemento perequativo della retribuzione già previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro relativi al triennio 2016-2018, il quale confluirà nella retribuzione fondamentale cessando di essere corrisposto quale elemento distinto della retribuzione, nonché attueranno la revisione dei sistemi di classificazione di cui al punto 3, attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive nella legge di bilancio 2022. Per quanto riguarda le prestazioni svolte a distanza (lavoro agile), occorre porsi nell’ottica del superamento della gestione emergenziale, mediante la definizione, nei futuri contratti collettivi nazionali, di una disciplina che garantisca condizioni di lavoro trasparenti, che favorisca la produttività e l’orientamento ai risultati, concili le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni, consentendo, ad un tempo, il miglioramento dei servizi pubblici e dell’equilibrio fra vita professionale e vita privata. Alla luce dei lavori delle commissioni paritetiche sulla revisione dei sistemi di classificazione professionale costituite in sede Aran, attraverso i contratti collettivi del triennio 2019-21 si procederà alla successiva rivisitazione, ricorrendo a risorse aggiuntive, nell’ambito dei principi costituzionali e delle norme di legge in tema di accesso e di progressione di carriera, degli ordinamenti professionali del personale, adeguando la disciplina contrattuale ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze richieste dai cambiamenti organizzativi e dall’innovazione digitale e alle esigenze di valorizzazione delle capacità concretamente dimostrate. È stata anche sottolineata la necessità di implementare gli istituti di welfare contrattuale, anche con riguardo al sostegno alla genitorialità con misure che integrano e implementano le prestazioni pubbliche; le forme di previdenza complementare e i sistemi di premialità diretti al miglioramento dei servizi, estendendo anche ai comparti del pubblico impiego le agevolazioni fiscali previste per i settori privati a tali fini.

IL PARERE DEL SINDACATO UDIR

Il sindacato dei dirigenti scolastici Udir, che aderisce a Confedir, in riferimento al Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale a firma del presidente del consiglio dei ministri, del Ministro per la pubblica amministrazione e delle maggiori sigle sindacali, aveva già formulato elaborazioni e proposte.

Il sindacato Udir assume come strategico il punto di vista del Presidente del Consiglio Draghi che ha riconosciuto che “nell’emergenza l’azione amministrativa, a livello centrale e nelle strutture locali e periferiche, ha dimostrato capacità di resilienza e di adattamento grazie a un impegno diffuso nel lavoro a distanza e a un uso intelligente delle tecnologie a sua disposizione. La fragilità del sistema delle pubbliche amministrazioni e dei servizi di interesse collettivo è, tuttavia, una realtà che deve essere rapidamente affrontata".

La riforma dell’ordinamento professionale non potrà così non dare una risposta compiuta e seria all'istanza, annosa oramai, formulata dai presidi di Udir di una piena perequazione normativa ed economica dei Dirigenti Scolastici con tutte le altre dirigenze di tutte le Amministrazioni dello Stato. Naturalmente non si tratta di una proposta di livellamento al ribasso, bensì al contrario di un giusto e legittimo posizionamento al livello più alto. Ciò anche in considerazione della complessità del ruolo e delle grandi responsabilità amministrative, penali e patrimoniali che dirigere le scuole comporta. Quanto detto troverebbe peraltro una conferma nello stesso documento, citato in apertura di questo scritto, quando afferma che i rinnovi contrattuali relativi al triennio 2019-2021, salvaguarderanno l’elemento perequativo della retribuzione già previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro relativi al triennio 2016-2018, il quale confluirà nella retribuzione fondamentale cessando di essere corrisposto quale elemento distinto della retribuzione, nonché attueranno la revisione dei sistemi di classificazione di cui al punto 3, attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive nella legge di bilancio 2022.

Altra risposta della Pubblica Amministrazione, secondo Udir, dovrebbe essere data anche a un'altra spinosa questione che riguarda la mobilità dei dirigenti scolastici sia dell’ultimo concorso del 2017 che dei precedenti per contemperare i doveri professionali e le esigenze personali. Infatti, risulta molto difficile ma anche anti economico dirigere una scuola con le sue complessità e responsabilità lavorando lontano dai propri affetti e con flebili speranze di poter rientrare nella propria regione. Ad aggravare la situazione l’emergenza pandemica: è anche per questo che si chiede nelle more di una riforma strutturale la possibilità di derogare ai vincoli attualmente in vigore.

Il ruolo della scuola, quale agenzia formativa permanente, aperta a fasce di lavoratori del settore pubblico e privato, sulla base anche della grande esperienza dell'utilizzo i strumenti informatici nella didattica, è certamente esportabile in altri, amplissimi settori della vita sociale e professionale. A suggerirlo è lo stesso Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale nel dire che viene comunemente assunto l'impegno a definire, previo confronto, politiche formative di ampio respiro in grado di rispondere alle mutate esigenze delle Amministrazioni Pubbliche, garantendo percorsi formativi specifici a tutto il personale con particolare riferimento al miglioramento delle competenze informatiche e digitali e di specifiche competenze avanzate di carattere professionale. In questo le scuole e i loro Dirigenti saprebbero mettere a disposizione di tutti la loro esperienza, la loro capacità e l'esperienza di carattere formativo ed educativo.

 

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