Il sindacato Udir ha provveduto ad analizzare il testo del piano scuola 2021-22 allegato alla Decreto MI n. 257 del 6 agosto 2021. Il sindacato auspica un piano più vicino alle reali possibilità del mondo scolastico, evitando soprattutto che il focus sulla situazione emergenziale sia ancora una volta l’occasione per dimenticare di investire su aspetti strutturali necessari per una profonda riforma della scuola. Bisogna inoltre prevenire il burnout non sovraccaricando il personale di ulteriori compiti che si sommano allo stress legato alla precarietà della situazione emergenziale

A seguito di attenta analisi del documento, ha riscontrato alcune criticità.

Viene presentato un ambizioso progetto, volto a realizzare aspetti innovativi e flessibili della didattica in un contesto emergenziale e in continuo mutamento, senza tener conto delle difficoltà organizzative della scuola e dell’affaticamento del personale, provato dalle vicende legate alla pandemia. Tali difficoltà risultano irrisolvibili in mancanza di un adeguato middle management e limitandosi all’assunzione di personale aggiuntivo, che dovrà avere il tempo di essere formato e che è previsto solo fino a dicembre. Ancora una volta si scaricano responsabilità sui dirigenti scolastici, divenuti punti di riferimento di un’autonomia scolastica ormai snaturata, aumentando la mole di lavoro delle segreterie.

Ma non basta, inoltre viene trattata superficialmente la questione della vaccinazione dei più giovani, saltando passaggi logici importanti, pur affermando che sia estremamente rara la sintomatologia grave in tali casi.

Poi si scarica completamente sulla scuola il ruolo di promozione della salute.

Altresì, si ritiene rischiosa la riduzione del periodo di quarantena per i vaccinati, in quanto i dati sull’effettiva contagiosità dei vaccinati non è supportata da un apparato bibliografico sostanzioso (alcuni studi sui tempi di riduzione della carica virale citati, addirittura, non sono ancora completi). Per lo stesso motivo, pur condividendo la necessità di una didattica in presenza, si ritiene necessaria maggiore prudenza.

Viene poi eluso in parte il problema dell’edilizia scolastica e delle classi pollaio, non essendo sufficiente il ricorso alle misure straordinarie di implementazione del personale e delle misure edilizie prospettate.

Manca inoltre un piano organico di formazione del personale, anche alla luce della presenza di lavoratori precari e si confondono igienizzazione e sanificazione, scaricando quest’ultima sull’ente gestore e in particolare sui collaboratori scolastici. Inoltre non è chiaro perché siano considerati non necessari screening preliminari all’accesso a scuola, in quanto ciò risulta incongruente rispetto ad alcune disposizioni contenute nel DL 11/2021 sull’uso dei tamponi.

Dunque, viene scaricata per l’ennesima volta e in modo inaccettabile la responsabilità sulle scuole, che devono risolvere parte dei problemi legati ai trasporti, nominare un mobility manager e predisporre un piano degli spostamenti coerenti con i tavoli prefettizi entro il 31 agosto, con tempi troppo ristretti.

Inoltre non si specifica come comportarsi con i fornitori in caso di sospensione di un’uscita didattica se cambia il quadro epidemiologico di una regione.

In conclusione Udir auspica dunque un piano più vicino alle reali possibilità del mondo scolastico, evitando soprattutto che il focus sulla situazione emergenziale sia ancora una volta l’occasione per dimenticare di investire su aspetti strutturali necessari per una profonda riforma della scuola. Bisogna inoltre prevenire il burnout non sovraccaricando il personale di ulteriori compiti che si sommano allo stress legato alla precarietà della situazione emergenziale.