In 20 anni, persa quasi la metà delle sedi di presidenza nell'indifferenza della politica e del sindacato. Da 11.500 mila del 2010 a 6.500 nel 2030. Chiuso un plesso su cinque già (10 mila unità). La denuncia di #UDIR a commento dei dati del Guardian e di Tuttoscuola. Sembra una spirale inarrestabile: più diminuiscono gli studenti più si innalza il rapporto alunni-studenti nella composizione delle classi e nel dimensionamento scolastico con il risultato clamoroso di aver più sedi comunali che istituzioni scolastiche nonostante l'evidente calo demografico.

In nome della razionalizzazione delle spese si è pensato sempre più di risparmiare nella scuola, al di là della parentesi Covid (quando si è cercato di riportare a 500 alunni l'autonomia), con il baratto delle reggenze e dell'aumento del salario accessorio dei dirigenti in servizio già provati da stipendi non all'altezza di ruoli e responsabilità, con l'acquiescenza dei sindacati che dovrebbero tutelare in primo luogo proprio il posto di lavoro.

Unica eccezione, la voce isolata di #UDIR che denuncia anche l'impostazione del PNRR. Di fronte al calo della natalità (-1,5 mln di studenti nei prossimi 5 anni) chi governa dovrebbe abbassare il numero di studenti per scuola autonoma e non innalzarlo (da 600 a 900 alunni), se si pensa al fatto che la scuola è un presidio nel territorio e che il Dirigente prima ancora di un manager è un Preside, un educatore responsabile della stessa comunità educante.

Per gli stipendi basterebbe sbloccare la RIA congelata negli scorsi dieci anni per avere aumenti ben più sostanziosi delle reggenze. “Riflessioni isolate? Ma veramente si pensa che un dirigente scolastico possa reggere con risultati eccellenti e governare fino a 10 plessi distanti diversi chilometri l'uno dall'altro, con indirizzi diversi?” ha affermato Marcello Pacifico, presidente nazionale Udir.

“I dirigenti scolastici oggi chiedono di essere messi nella condizione di governare i propri istituti. Certo questo Governo sembra legato all'impostazione del PNRR su dimensionamento e reclutamento concordato dal precedente con le istituzioni europee. Ma serve un cambiamento profondo secondo Udir, perché ne va il futuro del Paese”, ha concluso il sindacalista autonomo.

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